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Questioni di forza maggiore

Cosa succederà adesso? Cosa sappiamo di quello che sarà il 2021 della Major League Soccer? C’è veramente il rischio di una serrata e di non vedere calciato un pallone sui campi della MLS per tutti i prossimi trecentosessantacinque giorni? Sicuramente è ancora presto per dirlo, ma andiamo a vedere intanto cosa comporta la decisione da parte della MLS. Invocare la clausola di forza maggiore che la lega aveva fortemente insistito per inserire nella CBA firmata lo scorso giugno in seguito allo scoppio della pandemia e che non era presente nel contratto collettivo su cui lega e giocatori avevano trovato l’accordo prima dell’inizio della stagione 2020 costringerà le due parti in causa ad almeno trenta giorni di negoziazione in buona fede dopo i quali, se non ci sarà un accordo, la MLS e i suoi operatori potrebbero decidere di uscire unilateralmente dal contratto collettivo, con conseguenze che potrebbero variare ed arrivare, sì, è possibile, anche alla singola parola più temuta dagli appassionati di sport americano e che assomiglia molto ad un’altra parola che abbiamo ben imparato a conoscere in questo 2020: il lockout. Una pandemia decisamente contagiosa è infatti una di quelle cause esterne che permettono ad una delle parti in causa in un contratto di sfruttare la clausola di forza maggiore e di tirarsi indietro dall’accordo da loro firmato, e la MLS potrà dichiarare, come fatto dal commissioner Don Garber anche nel corso della sua conferenza sullo stato della lega, di aver perso circa un miliardo di dollari in questo 2020 — in realtà si parla di guadagni che non si sono concretizzati, non di perdite vere e proprie, per una cifra che comunque ammonta a poco meno di quaranta milioni a franchigia — come ragione che possa giustificare la decisione di tirarsi fuori così rapidamente da un accordo trovato appena pochi mesi fa per far ripartire la lega.

Per quanto una notizia del genere non possa che essere molto negativa, ci sono ancora molti passi che sembrano frapporsi tra la situazione odierna e lo spettro della serrata. Oltre ai trenta giorni di negoziazione in buona fede che vedranno certamente protagonisti MLS e MLSPA, che rappresentano una finestra più che ampia per trovare un accordo anche in condizioni di partenza così distanti tra di loro, è importante sottolineare come A) anche la scadenza dei suddetti trenta giorni non sfocerà direttamente nella terminazione del contratto collettivo, B) anche la terminazione della CBA non è di fatto sinonimo di lockout — si può fare sport negli Stati Uniti senza contratto collettivo e se per questo anche senza associazioni giocatori, come succede ad esempio in UFC e NASCAR — e se lega e associazione giocatori continuassero nelle loro trattative anche in seguito alla cancellazione della CBA si potrebbe riprendere a giocare basandosi sui termini accordati nel contratto precedente, anche se, pur detto questo, è estremamente improbabile che i proprietari della MLS vogliano muoversi senza nuove certezze e senza aver ottenuto qualcosa di diverso dal contratto da cui, al momento, sembrano voler uscire.

C’è da considerare comunque anche il lato dei giocatori: in che modo la MLSPA e la sua forza lavoro potrebbe mai approcciarsi ad una trattativa del genere? I giocatori MLS sono tra i professionisti americani che guadagnano meno in tutto il paese, con molti stipendi che non superano le cinque cifre, e sono stati tra quelli sottoposti alle condizioni più dure per la ripartenza: dal torneo MLS Is Back ad Orlando in poi i giocatori si son dovuti sottoporre a mesi di isolamento in bolle, con i giocatori delle franchigie canadesi addirittura costretti a trovarsi in trasferta e lontani dalle proprie famiglie in alberghi in giro per gli Stati Uniti. Lo ha confermato Marc-Anthony Kaye, centrocampista canadese di Los Angeles FC e rappresentante dell’associazione giocatori lo scorso undici dicembre nella conference call della MLSPA in cui si discuteva l’andamento dell’annata e si parlava della possibilità che la lega invocasse questa clausola: “Se dovessimo tornare al tavolo delle discussioni, perderemmo fiducia nella lega. Dovremmo provare a trasformare questa lega in una delle migliori cinque al mondo, vero? Questa è l’aspirazione che la lega ha sempre avuto per così tanto tempo. Ma per farlo c’è bisogno dell’aiuto dei giocatori, ed entrare nel terzo giro di negoziazioni in appena nove mesi manda il messaggio sbagliato. Manda il messaggio che ci sarà sempre un eccessivo controllo sui giocatori, e che questo limiterà la qualità della crescita a cui la lega può veramente aspirare. Mostrerà al mondo che perderanno l’opportunità di diventare una league of choice”.

Ci sono stati tanti momenti di tensione nel corso degli anni nel rapporto tra lega e associazione giocatori, ma questo senza dubbio li batte tutti. Mai la MLS è sembrata così sull’orlo del baratro, mai così a rischio di buttare al vento la propria crescita e i propri margini futuri. Ma la questione è ancora lontana dal poter giungere ad una conclusione. Nelle prossime ore è attesa la prima proposta di Collective Bargaining Agreement da parte della MLS, così da aprire i trenta giorni di discussioni in buona fede — tra l’altro: la MLS continua a prevedere come data per l’inizio della nuova stagione l’inizio di marzo, il che farebbe cadere l’inizio della pre-season il ventuno gennaio, data che ricade teoricamente all’interno dei trenta gioni. Questo pezzo rimarrà in aggiornamento quando arriveranno notizie in merito.

Quello presentato dalla MLS ad oggi resta comunque una semplice apertura delle trattative, e sembra poter lasciare immaginare che ci siano distanze molto più contenute e al momento non irreconciliabili tra i giocatori e i proprietari. Da oggi dunque inizia la finestra di trentuno giorni in seguito alla dichiarazione di voler attivare la clausola di forza maggiore in cui lega e giocatori devono trattare una revisione dell’accordo trovato in precedenza, la terza in meno di un anno. Questo articolo rimarrà in aggiornamento seguendo lo sviluppo delle trattative e il futuro della stagione 2021 della massima lega calcistica statunitense.

Nella sua conferenza Bob Foose ha, senza troppi fronzoli, instillato il dubbio che la scelta della MLS di voler essere così rigida sui margini delle trattative sia un modo per trarre profitto dalla situazione difficile. La MLS può permettersi di fare richieste così severe ai propri giocatori nel momento in cui la pandemia raggiunge nuovi picchi di gravità ogni giorno e in cui il piano di copertura vaccinale dell’ormai quasi estinta amministrazione Trump è clamorosamente in ritardo, ma se con l’arrivo dell’amministrazione Biden in poche settimane venissero mostrati i primi segni di miglioramento le richieste della lega potrebbero apparire all’interno del discorso pubblico come un modo come un altro di trarre un profitto sul lungo termine. “La nostra paura è che, ed è difficile non arrivare a pensarla in questa maniera, sia tutto parte di un gioco che [i proprietari] stanno giocando, che in qualche modo pensino che metterci fretta con la clausola di forza maggiore sia per loro un vantaggio adesso che le cose vanno male rispetto a quando le cose andranno chiaramente meglio”. I toni di Foose sono ovviamente molto duri, anche se la spiegazione della fretta della MLS potrebbe semplicemente trovarsi dietro la loro intenzione di partire con la regular season per metà marzo così da non dover ingolfare troppo un calendario reso già particolarmente fitto dal gran numero di finestre FIFA che coinvolgeranno anche, e per certi versi sopratutto, la CONCACAF — anche considerando tutto questo, comunque, ci sarebbe il tempo materiale per continuare con le trattative anche oltre il ventotto gennaio e comunque far iniziare la stagione in tempo — e disegnano un quadro che si fa decisamente sempre più teso con ogni giorno che passa. Certo, i margini per migliorare ci sono e sono ancora ampi: la proposta di CBA, pur restringendo sul lungo termine il potere economico dei giocatori — in fin dei conti i guadagni per i giocatori sono aumentati maggiormente tra l’ultimo anno della scorsa CBA e il primo di quella nuova che rispetto al primo e all’ultimo anno della CBA su cui la MLS ha azionato la clausola di forza maggiore — sembra essere un punto di partenza per delle trattative migliore di quello che ci si sarebbe potuti aspettare in caso di presenza di tagli sugli stipendi 2021 dei calciatori, ma questa particolare inversione delle maschere — solitamente è l’associazione giocatori ad avere fretta di concludere le trattative, certo non la lega — rischia di portare le due parti ad uno scontro, e magari a forzare la mano dei proprietari qualora il ventotto gennaio dovesse arrivare senza un accordo centrato. Almeno fino ai nuovi aggiornamenti sulla questione.

I trenta giorni di negoziazione in buona fede tra MLS e MLSPA in seguito all’attivazione della clausola di forza maggiore da parte dei proprietari sono giunti al termine lo scorso ventotto di gennaio, ma, dal momento che la data non era mai stata legalmente vincolante — come invece aveva lasciato intendere sarebbe stata Don Garber, il commissioner della lega — le due parti in causa si sono accordate per allungare la finestra per le trattative almeno per una settimana, con la nuova scadenza fissata per il prossimo quattro febbraio. Intanto, ad aumentare la quantità di tempo a disposizione per la conclusione delle trattative ci ha pensato la MLS stessa, che ha annunciato ufficialmente l’intenzione di iniziare la stagione con una pre-season il prossimo ventidue febbraio e l’apertura delle ostilità nel mese di aprile, al contrario della data inizialmente prevista di metà marzo. Questa nuova finestra non sembra però allontanare lo spettro del lockout, anzi, se possibile lo rende ancora più vicino. La questione si sarebbe infatti potuta risolvere se la MLS avesse accettato la proposta arrivata negli scorsi giorni dall’associazione giocatori, ma evidentemente la proposta non è stata ritenuta soddisfacente dai proprietari, se è vero che ci aspetta un’altra settimana di trattative.

I giocatori fanno una serie di concessioni estremamente significative ai proprietari, ma entrerebbero nelle trattative per il rinnovo nella stagione 2026, proprio in vista del boom che potrebbe essere raggiunto grazie al Mondiale organizzato da Stati Uniti, Canada e Messico proprio per quell’anno, mantenendo un significativo leverage che permetterebbe loro di migliorare le loro condizioni lavorative. Proprio questo passaggio non deve essere piaciuto ai proprietari, che insistono per mantenere l’allungamento del contratto collettivo sulle due stagioni e quindi fino al 2027, mostrando un’insistenza sulla questione che sembra indicare come le principali ragioni per questa trattativa non siano veramente le difficili condizioni economiche causate dall’arrivo della pandemia — in fin dei conti la maggior parte dei proprietari con quote di controllo si sono arricchiti in questo ultimo anno, almeno stando a Forbes — quanto piuttosto l’intenzione di bloccare sul lungo termine i potenziali aumenti di guadagno per la loro forza lavoro. L’allungamento della finestra per le trattative e soprattutto l’intenzione da parte dei giocatori di non abbandonare il tavolo sembra indicare un possibile finale positivo per l’intera questione, dal momento che la lega, se lo avesse voluto, avrebbe già potuto optare per terminare la CBA. Certo, i proprietari, al contrario dei giocatori, non sembrano intenzionati a trattare fino all’ultimo giorno disponibile, e se la linea dovesse rimanere quella dei proprietari più agguerriti — non abbiamo alcun modo di sapere le divergenze di opinioni tra le varie franchigie, ma sappiamo che c’è da tempo in atto una rivalità tra i “cheap owners” e quelli che invece vorrebbero che la MLS aumentasse i suoi investimenti per competere maggiormente con le altre leghe mondiali, divisione che può essere tracciata vedendo anche i diversi approcci alla costruzione del roster delle varie squadre — potremmo veramente avvicinarci al primo lockout della storia della MLS. E sarebbe un vero peccato, perché non è questo il momento per la lega di gettare all’aria tutti i progressi conquistati faticosamente nel corso degli anni.

I proprietari dunque otterrebbero quello che avevano desiderato fin dall’inizio, ovvero un allungamento della CBA fino al 2027, quindi fino all’anno successivo allo svolgimento dei mondiali nordamericani del 2026, mentre i giocatori otterrebbero sì dei guadagni su alcune questioni importanti, ma guadagni comunque minori di quelli che si vedono di solito nelle leghe professionistiche nordamericane ad ogni rinnovo di un contratto collettivo. Certo il prezzo che la lega, o comunque soprattutto i proprietari potrebbero pagare in quanto a fiducia da parte dei giocatori in contrattazioni di questo tipo sarà sicuramente molto alto: queste contrattazioni, le più pubbliche in tutta la storia dei contratti collettivi in MLS, hanno chiaramente rappresentato una spaccatura profonda tra proprietari e forza lavoro, con il pubblico pagante schierato in blocco dalla parte dei giocatori, sono state estremamente tese e in più di un’occasione sul punto di crollare. La buona notizia, comunque, è che questa fase si può finalmente dire conclusa, e che per qualche stagione ormai non dovremmo più temere il rischio di un lockout. Habemus MLS. E il 2021 è già decisamente migliorato.

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